Jeep Willys MB

Fuoristrada pratico e funzionale, realizzato per servire l’esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale. Spinto da un 4 cilindri da 50 cv a trazione integrale, il veicolo compie ottant’anni.
NASCITA DELLA WILLYS
A metà del 1940, con lo scopo di rifornire gli Alleati già entrati in guerra, l’esercito americano fece un bando per un veicolo leggero adatto ai percorsi tortuosi e a trazione integrale. Il fuoristrada doveva possedere caratteristiche precise: un peso che non superasse i 590 kg, un peso di carico di almeno 270 kg, una velocità di almeno 80 km/h e 4 ruote motrici.
Al concorso risposero 3 aziende: Ford, American Bantam e Willys-Overland Motor Company.
Ognuna di esse realizzò una decina di prototipi da mostrare allo US Army ma nessuna delle vetture riusciva a stare sotto i 590 kg di peso. Poi, dopo le seconde prove di verifica nel marzo 1941, venne designato il vincitore: Willys Quad (fuoristrada pratico e funzionale, Willys Quad nacque prima come Model Military A (MA) e poi come MB, la versione definitiva). La Willys MB era una vettura GP, ovvero “general purpose” cioè destinata a tutti gli utilizzi. Proprio dalla pronuncia dell’acronimo GP nacque il termine Jeep.
DATI TECNICI
Il progetto della Jeep Willys traeva spunto dalla richiesta dell’esercito americano di un mezzo in grado di trasportare ¼ di tonnellata, cioè 250 kg. Il telaio era a longheroni, dotato di sospensioni a balestre alte, ammortizzatori idraulici e motorizzato con il motore Willys 442 a benzina, 4 cilindri con cilindrata di 2.200 cc e in grado di erogare 40Kw/54 CV a 3.700 giri. Si trattava di una unità motrice molto affidabile, sviluppata per una veloce manutenzione e dotata di una discreta coppia. Aveva un cambio a 3 rapporti, più retromarcia e riduttore per le salite impervie ed i terreni accidentati.
Il mezzo era molto efficace, grazie alla trazione integrale sulle quattro ruote, ed in grado di raggiungere una velocità massima compresa tra i 105 e i 118 km/h.
La carrozzeria era ridotta ai minimi termini: un cofano per coprire il motore e quattro parafanghi sopra alle ruote. Le porte erano infatti considerate come elementi eliminabili e pertanto non erano previste. Il parabrezza anteriore era costituito da vetro inserito in un telaietto abbattibile in avanti. Il tetto era costituito da una tela militare, stesa su una esile struttura tubolare. Più che un tetto in realtà si trattava di una copertura di fortuna, viste le ampie superfici aperte dell’auto.
Essendo sviluppate per l’esercito, avevano una colorazione militare a finitura grezza.
Dotate dello snorkel per l’aspirazione, erano in grado di effettuare guadi fino a 185 cm di profondità, ciò significa che potevano essere immerse totalmente nell’acqua. La Jeep Willys aveva caratteristiche uniche nel panorama della Seconda Guerra Mondiale e certamente si può affermare che ha contribuito al successo degli alleati. Alcune unità erano dotate di mitragliatore M2 Browning da 12,7 di calibro. La Jeep Willys fu impiegata dall’esercito americano e dagli alleati in Europa durante il conflitto, al termine del quale numerosi esemplari rimasero in Europa danneggiati. Per questo motivo, nel dopoguerra non era difficile vedere anche in Europa delle Jeep Willys impiegate come mezzi da trasporto.
MODELLO
Scatola: Tamiya
Scala: 1/35
Il kit della Jeep Willys è facile da assemblare, completo di figurino e degli accessori base in dotazione alla jeep.
Ho realizzato la Willys MB in dotazione alla Military Police dell’US ARMY (5th Army, 101st Military Police Bat. Company No.1) presente in Italia nel 1945 (stesso modello della foto originale reperita su internet con le forze di polizia militare di Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia).
Per realizzare la fascia nera sul braccio del figurino ho utilizzato della plastica molle ritagliata. Per l’ambientazione ho ricreato una qualsiasi strada di “periferia” dell’Italia centro-meridionale alla fine del conflitto, lasciando alla libertà dell’immaginazione di chi osserva di decidere il luogo preciso raffigurato.
Per definire il periodo della scenetta o inserito una frase tipica della propaganda fascista sulla facciata dell’abitazione “vandalizzata” con vernice rossa. La base e l’ambientazione sono completamente autocostruite utilizzando materiali di recupero (legno, cartone pressato, plasticard e cannucce in plastica); per ricreare il manto stradale e l’intonaco della facciata ho utilizzato il “finto cemento” Tamiya applicato in modo grossolano con una spatola (evidenziati dopo la verniciatura con effetto dry brush).
Verniciatura ad aerografo con colori Valleyo e ammo of mig; lavaggi ad olio e panel liner Tamiya.

Passione e cultura del modellismo